Così ricorda questa tradizione del nostro Club, Carlo Baron, ex Capo Servizio Manutenzione, nel suo libro "Con le Frecce sempre in testa"
Nei giorni precedenti la Pasqua, gli amici di Pieve di Soligo, quelli del 1° Club Frecce Tricolori, arrivavano regolarmente a Rivolto portando con loro un grosso uovo di cioccolata all’intero del quale avevano fatto appositamente inserire una sorpresa per la Nelly. Quel graditissimo omaggio veniva rotto al termine della breve cerimonia con cui il Comandante porgeva gli auguri a tutto il personale in hangar, una simpatica tradizione nata tanti anni fa e tuttora mantenuta.
Un bel giorno però Gigi Zanovello, al brillante curriculum del quale tra i più che meritati elogi quali eccellente leader, pilota ed ufficiale bisognerebbe inserire quello di “campione mondiale dei dispettosi”, se ne uscì con una delle sue idee. Quell’anno, eravamo nel 1993, per la rituale rottura dell’uovo anziché il solito paio di pugni, sarebbe stato più originale utilizzare la testa del Mister, ovvero la mia, famosa nell’ambiente non tanto per il contenuto quanto per le sue dimensioni. Detto e fatto! Valoti, Papa, Boiardi, Danielis solerti paladini, per citarne solo alcuni, non si erano di certo fatti pregare per tramutare in realtà l’idea dell’astuto sovrano .Vedere il mio capoccione infilato dentro quel guscio di cioccolato, fondente ed al latte, con il quale mi avevano colpito tra le risate dei presenti, li aveva divertiti a tal punto da farli decidere, all’unanimità, che quell’anomala procedura sarebbe diventato il rito da seguire anche negli anni a venire.
La tradizione è stata mantenuta nel tempo senza mai cambiarne gli attori principali ovvero io e l’uovo ed anche ora, ad oltre dieci anni dal mio pensionamento, all’approssimarsi della Pasqua il telefono squilla e… “Mister c’è l’uovo da rompere”.
Con il passare degli anni, quasi seguisse le regole di crescita umana, l’uovo che ci veniva regalato era sempre più grande fino a diventare, in tempi recenti, una “bestia” di quasi un metro d’altezza con pareti spesse quasi un centimetro, decisamente resistenti al normale impatto con una testa certamente voluminosa, ma pur sempre una testa! Che cosa avevano allora inventato i “Cavalieri del cielo” su suggerimento del loro condottiero del momento. il buon Paolo Tarantino? Si sarebbero divisi in due mini squadre di cinque uomini. I primi avrebbero mantenuto l’uovo, i secondi, sorreggendomi con braccia rese muscolose dal quasi quotidiano uso della cloche, mi avrebbero utilizzato come un ariete per colpirlo e frantumarlo tra gli “Oooooooooolèèèèèè” del personale presente. Intenzioni, modalità e risultato… come da programma…… le conseguenze un po’meno!!
I baldi giovanotti non avevano tenuto conto che all’interno della colorata carta che ricopriva l’uovo c’era anche il secchiello utile a farlo stare in posizione eretta quando necessario. La mia povera testa si era intrufolata violentemente in quel mare di strati di cioccolato sovrapposti che, rompendosi e tramutatisi in scaglie appuntite, mi avevano graffiato a sangue la fronte. Il bordo del secchiello, impattando violentemente con il setto nasale, aveva completato l’opera causando evidenti escoriazioni sullo stesso.
Uscendo da quel tourbillon di cioccolato con il classico sorriso da ebete di chi è leggermente rintronato, avevo rivolto lo sguardo verso Tarantino che, guardandomi con aria preoccupata, mi aveva sussurrato “Mister tutto a posto? L’abbiamo massacrata” .
Considerato quanto era accaduto qualcuno potrebbe ipotizzare che, da quel giorno in poi, quel tipo di “cerimonia” sarebbe stata sospesa. Figurarsi! Poco tempo dopo il Comandante ed i piloti delle Frecce, quasi in segno di risarcimento per quanto era successo, mi consegnarono in regalo una bellissima ed esclusiva borsa porta casco con sopra ricamato il mio soprannome, il Mister. Amabili, generosi quei ragazzi…. ma astuti come volpi. Quel graditissimo omaggio conteneva un messaggio…. la “rottura dell’uovo” avrebbe avuto luogo anche l’anno dopo ma avrei dovuto indossare il casco. E così fu… e tuttora continua ad essere… con mio grande piacere!
Quando mí capitano tra le mani le fotografie scattate in quella giornata, mi viene istintivo di pensare a cosa sarebbe accaduto se, tornando a casa nelle condizioni in cui ero, una pattuglia della polizia mi avesse fermato per normali controlli e, vedendo le fresche ferite sulla fronte, mi avesse cortesemente chiesto come me le ero procurate. Alla risposta “Rompendo un uovo di Pasqua“, ovvero la verità, non si sarebbero nemmeno premurati di estrarre dall’auto la macchinetta dell’alcool test, mi avrebbero tolto la patente per direttissima e. sentendosi presi in giro, denunciato pure per oltraggio alle forze dell’ordine.
Nella realtà, però. nulla era successo se non che, quel giorno, al mio arrivo a casa, mia moglie guardandomi preoccupata, ma non più di tanto, e scuotendo la testa mi aveva apostrofato, tra il serio ed il faceto, con un…..familiare “Ma non ti rendi conto che hai una certa età?“.
La simpatica tradizione continua ed ogni anno ci sono nuovi tentativi di apportare modifiche per renderla sempre più nuova. Per quanto riguarda l’ultima, ovvero quella del 2012, sono stato caricato a pancia in giù su di un carrello porta attrezzi che, spinto da un manipolo di simpatici “delinquenti”, doveva essere indirizzato verso chi sorreggeva l’enorme uovo pronto ad essere colpito. Un disastro! Una rovinosa caduta dopo due metri dì spinta con il sottoscritto finito a gambe all’aria sul pavimento dell’hangar come una tartaruga ninja. Risate a chili e rottura del tradizionale dolce pasquale seguendo la vecchia procedura, quella dei tempi di Zanovello. “Oooooooooolèèèèèè” e . crack sul capoccione… questa volta prudentemente protetto, però, dal casco da volo.